Serve un piano di investimenti in welfare culturale, innovazione digitale e creatività

Oggi le città si interrogano sul loro futuro, fanno investimenti per innovare il sistema di welfare, per rendersi intelligenti, digitali, sostenibili ed eco compatibili, usando l’arte, la cultura e la creatività per migliorare lo stile di vita dei cittadini. Le città sperimentano, osano, ambiscono a ruoli strategici e coinvolgono le comunità, lavorando sulle periferie e cercando di correggere i disagi e le fragilità.

Oggi non basta essere riconosciuti città d’arte o città culturali, serve dimostrare con azioni e investimenti che si vuole creare un modello di sviluppo sostenibile, in cui l’arte e la cultura possono servire a migliorare il protagonismo dei cittadini, mentre la creatività e l’innovazione digitale possono supportare la gestione dei servizi, l’efficientamento e le politiche green.

Il tessuto culturale e associativo di Potenza ha espresso negli ultimi anni punte di eccellenza nel campo della progettazione di comunità che lavorano sulle periferie urbane e sulle zone marginali della città. Basti citare il Serpentone, luogo di sperimentazione per l’innovazione urbana attraverso le arti performative, dove si sono avvicendati progetti come “Serpentone Reloaded”, oppure si pensi ai lavori partecipati sull’eco-sostenibilità che hanno poi generato il MOON, museo di prossimità alle porte del rione Bucaletto, per finire alla proposta integrata di sviluppo territoriale denominata “Via delle Meraviglie”, progetto ministeriale che ha visto l’amministrazione comunale potentina assumere un ruolo chiave nella definizione di una progettualità pluriennale molto ambiziosa, che nei prossimi mesi dovrebbe finalmente vedere l’avvio delle attività. 

Di certo la Basilicata deve continuare a investire in cultura e creatività, specie dopo che ha rappresentato l’Italia nel panorama internazionale delle Capitali Europee della Cultura, con Matera in prima linea ma senza dimenticare il contributo dato dalla città di Potenza, che ha saputo esprimere sperimentazioni concrete su come attivare processi partecipati di cittadinanza attiva con i progetti del palinsesto ufficiale (Aware, Memori, Open Sound, Petrolio, MaterArmonie).

Progettazione partecipata non significa invitare le associazioni o le imprese a partecipare a manifestazioni di interesse per l’inserimento di proposte in un programma annuale, ma è qualcosa di più profondo, che deve affondare testa e cuore nel tessuto sociale della città. Bisogna applicare un metodo scientifico di ascolto, in cui ogni cittadino, stanziale e temporaneo, possa essere in grado di dare un contributo attivo alla crescita di una nuova co-scienza collettiva. 

Anche la strategia S3 (Smart Specialization Strategy) può coinvolgere la città capoluogo in particolari asset legati allo sviluppo delle politiche culturali e creative, che prevede la collaborazione tra Ricerca, Imprese e organismi di Terzo Settore, per un modello all’interno del quale si può immaginare una collaborazione con i grandi contenitori riconosciuti dal Mibact, ma anche e soprattutto un lavoro di comunità, operato sul territorio grazie alle tante associazioni presenti ed attive, che possono essere la carta vincente se si lavora in un contesto di filiera. 

A questo occorre aggiungere che Potenza esprime importanti realtà imprenditoriali nel settore dell’ICT, che potrebbero sperimentare prodotti e servizi di frontiera in una realtà che si presta benissimo a fare da “luogo di prototipazione”.

La città inoltre dispone di spazi pubblici e privati che possono diventare un laboratorio modello per la riqualificazione urbana, capitalizzando il patrimonio materiale e immateriale che le organizzazioni continuano a produrre e ad animare da decenni, creando sinergie fra pubblico e privato. 

La dicitura di “città d’arte” appartiene al 900, non è più rappresentativa delle nuove dinamiche di welfare culturale sulle quali stanno lavorando molte città italiane ed europee. Concepire ancora una città come contenitore di monumenti artistici vuol dire trattenerla in un modello non più sostenibile. Certamente serve investire in nuove esperienze di fruizione e valorizzazione, ma bisogna soprattutto investire nel produrre nuova cultura per abitare i luoghi in forme e modalità differenti, cocreative, verso dimensioni nuove di economia sociale. 

Non lasciamo che Potenza città d’arte rimanga uno slogan o serva solo a tenere aperte qualche ora in più le attività commerciali. Chiamiamoci dentro e cerchiamo di costruire una nuova direttrice di sviluppo, che dopo il 2019 stimoli una nuova visione geopolitica della Basilicata in tema di industrie culturali e creative, anche ripartendo dalla legge regionale 27, che è uno degli strumenti legislativi strategici da cui ripartire per riconoscere chi lavora e investe nell’industria culturale e creativa. 

In copertina: via Del Popolo, Potenza. Photo credit -Michele Luongo